Alcune fonti storiche citano che le prime visite alle Isole Canarie con l'obiettivo di sfruttarle commercialmente furono a cura di una spedizione composta da genovesi e portoghesi che nel 1341 arrivarono nell'arcipelago per effettuare una ricognizione; la motivazione principale era quella di trovare l'oro.
Gli antichi testi sulle Isole Canarie davano informazioni ambigue e ciò spinse gli armatori a lasciare il Mediterraneo per cercare di approdare su queste Isole viste come punto di passaggio per continuare ad esplorare l'Africa alla ricerca dell'oro ed altre risorse preziose.
In verità, la spedizione del 1341 arrivò molto tempo dopo dato che il banchiere genovese Tesido D'Oria nel 1290 finanziò i fratelli Vivaldi per un'operazione che aveva lo scopo di arrivare alle Canarie e reperire oro; la motivazione stava nel fatto che il valore di questo metallo prezioso era in continuo incremento (valeva fino 8 o 9 volte quello dell'argento ed arrivo ad un massimo di 15 volte).
Ci sono poche informazioni sul viaggio dei Vivaldi e non c'è traccia o documentazione di alcun contatto con gli antichi canari.
Noto invece il soggiorno di Lazzarotto Malocello; l'uomo d'affari e navigatore genovese costruì una fabbrica per lavorare il pesce in quella che in seguito fu ribattezzata Lanzarote; Lazzarotto Malocello si stabilì sull'isola dal 1312 al 1336; significa che per circa vent'anni c'è stata una permanente presenza genovese sulle isole, e sembra logico supporre che una così lunga permanenza debba essere stata in qualche modo assistita,
Ritornando all'incursione del 1341 dei portoghesi e genovesi e che la stessa sia successiva a quella della famiglia Vivaldi, troverebbe una logica affermazione a seguito della grande differenza di tempo tra le due spedizioni dato che nel 1339 fu realizzata una prima mappa, realizzata con i dati forniti dal Capitano Maloncello Nicoloso da Recco, nella quale appaiono chiaramente le Isole Canarie e l'esistenza di Lanzarote e Fuerteventura.
Gli italiani volevano fermarsi a Gran Canaria per instaurare rapporti commerciali, ma sebbene due barche si fossero avvicinate a terra, i marinai non osavano sbarcare perché non capivano la lingua degli isolani; alcuni di questi invece hanno nuotato verso le navi e quattro di loro furono aggregati alla spedizione.
Nel suo diario Nicoloso da Recco precisa che "le monete d'argento e d'oro sono loro sconosciute, così come le armi, le collane d'oro, i vetri cesellati, le spade e i coltelli, sembra che non li avessero mai visti né usati".
I marinai italiani si resero quindi conto che il titolo di "Islas Afortunadas" che le Canarie si erano guadagnate era per via della loro posizione strategica, la pesca, la gente amabile ed ospitale e la presenza della preziosissima (sempre in funzione della navigazione) acqua dolce.